Deep Web: cos’è e perché non possiamo farne a meno
Tra Deep Web e Dark Web si fa spesso troppa confusione. Proviamo allora a sfatare qualche mito e a capire perché il Deep Web è un nostro potente alleato in termini di sicurezza informatica
Spesso, quando si sente parlare di Deep Web, si tende a fare un’immediata associazione con il mondo della criminalità e dell’illegalità. In realtà il Deep Web (web “profondo” o “sommerso”) è un lato della Rete perfettamente legale, che serve a proteggere le nostre informazioni private, nascondendole ai motori di ricerca.
Quando visitiamo il sito di un’azienda o consultiamo una pagina di Wikipedia, ad esempio, stiamo navigando nel cosiddetto Clear Web, o Surface Web, che si serve di software chiamati crawler per accedere alle informazioni contenute all’interno dei siti pubblici. Per trovarli è sufficiente digitare le parole chiave nella barra di ricerca: questo è perché si tratta di contenuti indicizzati da Google. Ma cosa succederebbe se tutte le pagine internet fossero leggibili da un motore di ricerca?
Quello che permette al Web di trattenere informazioni sensibili al suo interno è la possibilità di proteggere i contenuti tramite password, creando delle aree riservate, accessibili solamente ai diretti interessati. Basti pensare alle caselle mail, alle intranet delle banche, ai servizi di messaggistica o agli abbonamenti sulle piattaforme di streaming: le applicazioni della privacy garantita dal Deep Web sono infinite - e imprescindibili. Allora da dove nasce l’associazione con la criminalità?
Spesso si crea confusione tra il Deep Web e il Dark Web, che ne costituisce un piccolissimo ma significativo sottoinsieme, accessibile solo tramite particolari software, tra cui il celebre Tor (The Onion Router). Sviluppato originariamente per rafforzare la sicurezza militare statunitense, Tor rende impossibile il tracciamento di un indirizzo IP, garantendo dunque l’anonimato. Per questo motivo, nonostante l’accesso al web “oscuro” non sia di per sé illegale, esso rappresenta un terreno fertile per diverse attività che violano la legge, quali l’organizzazione di attacchi terroristici, la compravendita di armi e droghe, lo scambio di materiali pedopornografici… Purtroppo, anche il cybercrime rientra tra le violazioni commesse sfruttando il Dark Web: lo conferma il rapporto del Clusit - Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica che nel 2020 ha registrato un incremento di cyberattack del 12% rispetto all’anno precedente.
Se il Deep Web è dunque indispensabile per proteggere i dati sensibili di privati e aziende e non andrebbe perciò demonizzato, le potenzialità del Dark Web rappresentano un rischio tangibile e in continua crescita. Con l’avanzamento tecnologico e il sempre più elevato numero di informazioni che affidiamo alla Rete, diventa allora essenziale fare tutto il possibile per proteggersi da eventuali cyberattack.
Il primo passo verso la sicurezza informatica di un’azienda è quello di formare i propri dipendenti, prestando particolare attenzione ai fenomeni di phishing, oltre ad usare password forti ed eseguire backup esterni in modo costante e protetto.
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